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giovedì 22 gennaio 2015

Ed alla fine Super Mario usò il bazooka

Sessanta miliardi di euro al mese da marzo 2015 fino a settembre 2016 è l’ammontare del “Quantitative Easing” – una sorta di immissione di “moneta istituzionale” sul mercato proveniente dalla compravendita di titoli pubblici o privati - lanciato oggi dalla Banca Centrale Europea.

L’obiettivo è quello di riportare l’inflazione al 2% (dal -0,2% di dicembre!) secondo il mandato assegnato alla Bce, anche se tra quelli più reconditi troviamo l’indebolimento della divisa (una sorta di svalutazione competitiva), la fiducia di consumatori e imprese, il controllo dei mercati e la ripresa dell’economia reale.

Se la cifra è superiore alle aspettative degli economisti (la somma comprende anche i vecchi programmi già lanciati) la parziale delusione è legata all’assenza di “condivisione totale del rischio”. La questione  mutualizzazione” è una vittoria dei falchi tedeschi, visto che la Bce ha sancito che eventuali perdite legate ai titoli acquistati saranno di pertinenza delle Banche Centrali nazionali ad eccezione di una quota del 20% che verrà condiviso. Quali sono i titoli che verranno acquistati?

Verranno decisi in base alla partecipazione delle Banche nazionali nel capitale della Banca Centrale (Germania al 18%, Francia al 14% e Italia al 12%) e si tratterà di titoli di Stato e di debiti emessi da privati che abbiano un giudizio “investment grade” con scadenze tra 2 e 30 anni (escludendo i titoli semi-spazzatura e quindi niente titoli greci in prima battuta, ma forse derogabili in un secondo momento con una sorta di wild card!).

Esiste anche un limite ulteriore e cioè la Bce negli acquisti di titoli non potrà superare una quota pari al 33% del debito di ciascun emittente e il 25% di ciascuna emissione.

Il timing del QE all’europea è giustificato da un’economia che stenta a ripartire: i recenti cali del prezzo del greggio dovrebbero aiutare il processo di ripresa, ma la domanda è ancora debole ed il tasso di disoccupazione è ancora troppo elevato.

Rimane, apparentemente, scetticismo sul QE da parte dei tedeschi e degli addetti ai lavori. La Banca Centrale tedesca da una parte teme che l’operazione allenti il rigore e la pressione sul risanamento, dall’altra ritiene non corretto che una Banca Centrale si assuma il rischio anche per gli Stati meno virtuosi.

Tuttavia, il timore più grosso è insito nel QE stesso: potrebbe non portare i benefici registrati invece in America. Il rischio è che le imprese in Europa non si comportino come in Usa dove le aziende si finanziano presso le banche per circa il 27% del credito che ottengono (in Italia questa percentuale è oltre il 50% e le percentuali sono vicine al 90% tra le piccole e medie imprese) e per il restante tramite emissione di obbligazioni sui mercati.

Pertanto l’aiuto della Bce potrebbe essere meno prezioso di quello offerto dalla Fed americana. Il QE per funzionare pienamente in Europa dovrebbe essere accompagnato da un forte taglio delle tasse, improponibile di fronte ai vincoli europei al bilancio.

Non rimane che confidare nella svalutazione dell’euro e sperare che la parità con il dollaro avvenga prima possibile, per la gioia dei Paesi esportatori….in primis i tedeschi, apparentemente schizzinosi (nel gioco di ruoli di fronte alla propria nazione) al cospetto del bazooka di Draghi, ma estremamente interessati.  

4 commenti:

  1. L'unica cosa che temo è che le banche siano avare nella concessione di mutui e prestiti, ma reinvestano i soldi ad usum delphini. Poi per quanto attiene la svalutazione del dollaro speriamo che avvenga rapidamente se vogliamo che si riaprano i mercati

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    1. Le banche oggi sono sotto la lente di osservazione ed è quindi difficile che tengano in pancia i soldi. Sicuramente il rischio impresa potrebbe limitare l'ammontare elargito, ma confidiamo nell'euro debole: ci renderebbe competitivi nell'export e quindi potrebbe spingere le aziende ad investire.

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    2. Speriamo che questa operazione rianimi l'economia!

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    3. Incrociamo le dita. I presupposti ci sono tutti, anche se purtroppo con la lentezza tipica del nostro Paese.

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