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venerdì 11 aprile 2014

Nubi all'orizzonte



Il 2014, iniziato all’insegna del mercato equity con qualche timore sulla tenuta dei bond dopo i grandi guadagni dell'anno appena trascorso, è divenuto in soli tre mesi l’anno delle incertezze in termini di asset class da selezionare e aree geografiche da preferire.

Ad aprile, a soli venti giorni da uno dei mesi più rischiosi dell’anno - secondo l'adagio “sell in may and go away” tenuto in grande considerazione dalla maggior parte degli operatori - il bilancio azionario non può dirsi del tutto positivo (ad eccezione del mercato italiano), mentre i titoli obbligazionari, invece, continuano a correre specialmente nei Paesi periferici.

Dopo gli scossoni di gennaio e febbraio legati a questioni geopolitiche e ad una crisi economica diffusa nelle aree emergenti, oggi i timori giungono dalla tecnologia americana e cioè da quel settore che nel primo trimestre ha arricchito la maggior parte degli investitori statunitensi e che oggi potrebbe anticipare quella che da alcuni viene considerata una correzione più generalizzata.

Dal momento che le aspettative si sono indebolite negli Stati Uniti, gli investitori si sono concentrati sugli aspetti negativi del mercato creando una spirale ribassista con ricadute sul Giappone, che ha raggiunto un livello tecnico preoccupante ed i cui investitori sembrano ridurre gli investimenti in attesa che il Presidente Abe chiarisca le intenzioni del Governo in merito agli stimoli all’economia, limitatamente sui Paesi Emergenti, che la correzione l’hanno avuta già due mesi fa e sull’Europa, dove i mezzi messi a disposizione da Draghi per alimentare la ripresa economica sembrano più teorici che pratici.

E le obbligazioni? Continuano a salire con moderazione e la costante discesa dei tassi in Spagna e Italia rendono oggi più conveniente e paradossalmente meno rischioso riposizionarsi su Paesi come Portogallo e Grecia, a tassi più vantaggiosi e con rischi limitati rispetto al recente passato, in considerazione degli aggiustamenti operati e del paracadute messo in piedi dalla Banca Centrale Europea.  

Nonostante i venti di guerra tra Russia e Ucraina non del tutto spazzati via e le fragilità economiche globali, la correzione in atto non dovrebbe durare a lungo, anche perché sembra difficile credere che dopo mesi di messaggi distensivi e di comunicazioni rassicuranti la FED, la BCE e la BoJ consentano un massiccio ritorno della volatilità sui mercati.

Tuttavia, di fronte ad ondate di vendite così violente è meglio attendere oltre il primo raggio di sole, in attesa che il cielo sia completamente sgombro da nubi, che oggi ancora soffiano con vigore da Oriente ad Occidente.

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